martedì 15 dicembre 2009

Catasto asburgico in Trentino


Il catasto è uno strumento per la descrizione, la misura e la stima di beni immobili appartenenti a singoli individui oppure enti e istituzioni. Scopo primario della descrizione dell'immobile è l'assegnazione di una rendita catastale in base al quale calcolare le imposte. In Trentino l'attuale sistema catastale rappresenta l'evoluzione storica del Catasto Asburgico.

Il Catasto Asburgico settecentesco mette insieme un cospicuo sistema identificativo ed inequivocabile degli immobili ai fini fiscali. L'obiettivo era far pagare le tasse sulla base di quanto si possiede con l'obiettivo di una perequazione dell'imposta fondiaria pagando per quello che si può produrre. Differenziando quindi la rendita in base anche all'ubicazione altimetrica del terreno. Fu un'intuizione fiscale rivoluzionaria per quei tempi.

L'idea del catasto fu concepita da Carlo VI d'Asburgo (01.10.1685 - 20.1o.1740) e per la realizzazione del progetto era necessaria la creazione di un'anagrafe di beni immobili. Si trattava in sostanza di un sistema oggettivo basato sul presupposto della corretta identificazione dei vari beni immobili presenti all'interno dell'impero Asburgico. Si inizio a riprodurre il suolo del territorio disegnandolo fisicamente in scala ridotta in modo da poter appoggiare i fogli sui tavoli. Attraverso la tavoletta pretoriana, tavoletta in legno graduata con un treppiede e con strumenti di rilevazione, fu possibile definire l'ubicazione e la misurazione degli immobili.

Il progetto del Catasto Asburgico fu portato avanti dal'Imperatrice Maria Teresa d'Austria (13.05.1717 - 29.11.1780) la quale già nel 1759 aveva ordinato l'istituzione, in tutto il territorio, dei registri e delle mappe catastali. Fu solo, però, all'inizio del 1800 che partì l'opera di rilevazione del territorio su ampia scala trovando peraltro difficoltà per le resistenza da parte classe feudale di stampo medievale. Il catasto austriaco geometrico particellare, tuttora vigente in Trentino, nasce con la Sovrana Patente dell'Imperatore Francesco I promulgata nel 1817. L'ostruzionismo del governo tirolese, per paura di un aumento dell'imposta fondiaria, ritardò l'inizio dei rilievi.

Il territorio dell'impero che aveva una superficie complessiva di 300.000 kmq., ai fini dei rilievi, fu suddiviso in sette macro aree, tenendo conto dell'ordinamento politico ed amministrativo. Ciascuna di queste zone aveva un proprio sistema di coordinate piane avente come origine un vertice trigonometrico posto in cima a dei campanili. Per fare un esempio il vertice della zona di Vienna si trovava sul campanile del Duomo di Santo Stefano. Il Trentino faceva parte dell'area Tirolo Voralberg il cui vertice era il campanile della chiesa parrocchiale di Innsbruck.

Le operazioni geodetiche furono svolte separatamente per ciascun sistema di coordinate e i geodeti (topografi) dovettero svolgere un lavoro di approssimazione nel raffigurare sul piano la terra utilizzando una superficie di riferimento (geoide) e tirando delle righe leggermente inclinate. La loro situazione era simile a quella di una formica che, posta su una mongolfiera, ne dovesse determinare la forma assumendo un sistema di riferimento in qualche modo materializzato dalla mongolfiera stessa. senza avere la possibilità di collegarsi ad un sistema di riferimento esterno.

La triangolazione distinta in punti di primo, secondo, terzo ordine in base alla precisione delle coordinate fu raffittita ottenendo dapprima dei quadrati con ciascun lato di 4000 Wiener Klafter (un Wiener Klafter rappresentava unità di misura asburgica corrispondente a 1,89848 metri). Ciascuno d questi quadrati rappresentava un foglio di triangolazione. Procedendo ad un'ulteriore suddivisione del foglio di triangolazione, in quanto troppo grande per la rappresentazione delle particelle, si ottengono i fogli mappa. Ogni foglio di triangolazione era composto da 20 fogli m.)appa con una grandezza cadauno di 1000 Wiener Klafter per 800 Wiener Klafter.

Per poter poi individuare il fondo il territorio viene suddiviso in comuni catastali, coincidenti con il vecchio distretto di estimo, ambito territoriale utilizzato ai fini fiscali in epoca antecedente alla costituzione del catasto fondiario. Il territorio del Comune Catastale oggi può coincidere con il territorio amministrativo comunale. Ai fini di individuare delle singole particelle, nella fase di costruzione del catasto, si convocavano i singoli Buergermeister (figura corrispondente all'attuale Sindaco) affinché invitassero i concittadini a delimitare il loro "possesso fondiario". Poiché la delimitazione aveva riflessi fiscali bisogna tener conto sia del criterio soggettivo del possesso sia del criterio oggettivo della tipologia di coltura, quindi due ambiti territoriali. L'istituto del Catasto prende atto della delimitazione del possesso privato ai fini fiscali.

Nel singolo foglio mappa ora troviamo due serie di immobili. particelle fondiarie (terreni, corsi d'acqua ecc.) e particelle edificiali (edifici, manufatti di vario genere, cortili, parcheggi, campi da calcio ecc.). Nel resto d'Italia, nella creazione del Catasto, si sono preoccupati di non tagliare a metà i compendi immobiliari, Trattasi di mappe a perimetro chiuso in contrapposizione a quelle a perimetro aperto di derivazione asburgica. Le figure delle mappe nel Catasto italiano sono rappresentate da figure geometriche irregolari. La numerazione nel Catasto asburgico è univoca per particella fondiaria ed edificiale assegnata ad un determinato Comune catastale. Nel Catasto Italiano la numerazione si ripete per ogni foglio mappa.

la mappa che rappresentava che le particelle fondiarie era in scala 1:2880 (un centimetro disegnato rappresentava 28,80 metri nella realtà). Tale scala non andava bene per rappresentare i centri abitati e quindi per la rappresentazione di villaggi venne adottata la scala 1: 1440.

I rilievi del territorio del'impero, iniziati ai primi anni dell''800 e partiti dalle regioni orientali Boemia, Slesia, Moravia, si conclusero nel 1861 con una durata quindi di circa 60 anni con una rilevazione complessiva di circa 50 milioni di particelle. L'immane lavoro servì non solo ai fini fiscali ma anche ai fini di strategia militare. Con le mappe si attuava un controllo del territorio anche in zone di montagna dove il lavoro di rilevazione veniva svolto da personale militare unitamente a civili militarizzati.

Ora la Provincia Autonoma di Trento, Ente con competenza primaria in materia catastale, gestisce anche con i mezzi informatici, messi a disposizione dalla tecnologia, le preziose informazioni catastali del territorio trentino che si sono venute a creare nel corso della storia.

domenica 13 dicembre 2009

Logge massoniche

Il termine massone deriva dal francese macon e significa letteralmente muratore e originariamente veniva utilizzato in modo generico per indicare i membri delle associazioni di tagliapietre medioevali che si riconoscevano in particolari corporazioni. Queste confraternite si ispiravano ad una misteriosa dottrina ecumenica ed erano specializzate nella costruzione delle cattedrali in stile gotico. Una forte solidarietà legava i membri di queste associazioni. Si trattava di una fratellanza che assicurava protezione, ospitalità e assistenza a tutti i suoi adepti. La loro dottrina era segreta e veniva professata a porte chiuse.
Dal XIV secolo si assiste formalmente all'ingresso nelle corporazioni dei cosiddetti "liberi massoni speculativi", ovvero i membri che non esercitavano materialmente alcuna attività edilizia. Si trattava di adepti che si occupavano esclusivamente di portare a compimento gli obiettivi politici dell'ordine. Nel giro di pochi anni essi arrivarono a rappresentare la maggioranza assoluta e la Massoneria aumentò notevolmente la sua influenza sulle vicissitudini politiche delle nazioni. Il termine "loggia" apparve per la prima volta nel XII secolo e veniva utilizzato per indicare il luogo giuridicamente protetto dove si svolgevano sia le riunioni segrete di carattere politico sia lo studio dei progetti architettonici delle cattedrali. Godevano di uno status giuridico di extraterritorialità e divennero ben presto il punto di riferimento delle correnti di pensiero più dissidenti e sovversive all'orditne costituito. il luogo dove trovavano segretamente sostegno le grandi eresie di matrice gnostica. Nel 1717 le logge massoniche trovarono le condizioni politiche a loro favorevoli per uscire allo scoperto e ufficializzarono la loro posizione sotto la veste di una "associazione filantropica". Oggi come ieri i massoni occupano tutti i centri del potere. Nascosta al sicuro dietro la pelle di agnello, la confraternita continua indisturbata la sua opera di costruzione del "Nuovo Ordine Mondiale".
"Quel che accade nel mondo non avviene per caso. Sono eventi fatti succedere, sia che abbiano a che fare con questioni nazionali o commerciali: e la maggioranza di questi eventi sono inscenati da quelli che maneggiano i soldi" - Denis Healey, ex ministro della Difesa britannico
La vera forza motrice della Massoneria non è mai stata la sua ideologia, ma gli enormi finanziamenti che ha sempre ricevuto, nel massimo riserbo, dalla casta dei banchieri. La forza della confraternita è sempre stata costituita dalle sue finalità segrete e dalla formidabile potenza economica che ne alimenta le casse.
"Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro, questi ultimi e non i capi del governo controllano la situazione, dato che la mano che dà è al di sopra della mano che riceve... il denaro non ha madrepatria e i finanziatori non hanno patriottismo né decenza: il loro unico obiettivo è il profitto" - Napoleone Bonaparte
L'élite che controlla il denaro può governare il mondo senza apparire in prima persona. La Massoneria può ben essere rappresentata da una piramide tronca composta da diversi piani. in ordine ascendente. In questo modo gli affiliati che passano di grado vanno a posizionarsi ad un livello sempre più alto e ristretto della struttura organizzativa. Più si avvicina al vertice e maggiormente si viene informati sul compito svolto dall'ordine nel suo complesso. Sopra a tutti i livelli ci sono gli "invisibili" che controllano tutto dall'alto. Tale collegio invisibile viene rappresentato dall'occhio onniveggente. La maggior parte delle personalità che si avvicina alla potentissima confraternita aspira solo a ottenere vantaggi personali. Un club molto esclusivo a cui però non si può disobbedire ben frequentato da politici, industriali, magistrati, avvocati.
Nell'elenco, rinvenuto a seguito di indagini nel 1981, della loggia massonica Propaganda 2 (in sigla P2) di Licio Gelli, sciolta con una legge del 1982 in quanto ritenuta deviata e di aver cospirato contro l'ordine costituito, erano presenti 932 iscritti tra cui 208 militari e forze dell'ordine (22,31%), 67 uomini politici (7,18%), 52 dirigenti statali (5,57%), 49 bancari (5,25%), 47 industriali (5,04%).
La Commissione parlamentare Anselmi, creata il 09 dicembre 1981, ritenne che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte con Gelli come punto di congiunzione tra le due piramidi. L'elenco della piramide superiore, con personaggi che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore, non è mai stato trovato. I documenti sequestrati all'epoca testimoniavano dell'esistenza di un'organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia. Nei dettagli si propugnava, tra l'altro, l'abolizione della validità legale di titoli di studio e conseguente elaborazione di una riforma della scuola, portare il Consiglio Superiore della Magistratura sotto il controllo dell'esecutivo, separare le carriere dei magistrati, rompere l'unità sindacale e abolire il monopolio RAI.
Nel settembre 2003 Licio Gelli in un'intervista disse:
"Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la TV, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa. .... che preveggenza è finita come dicevo io"

venerdì 11 dicembre 2009

La quota contesa


Il territorio trentino, propaggine meridionale dell'impero austro-ungarico, con l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio 1915 contro gli imperi centrali, divenne un unico fronte di guerra. Molte cime furono teatro di sanguinosi scontri tra l'esercito austro -ungarico e quello italiano. Il gruppo montuoso del Lagorai, racchiuso tra la Valsugana e la Val di Fiemme, fu una delle tante zone contese tra gli eserciti belligeranti.
In questa sede verranno descritti gli scontri avvenuti tra gli aspri profili rocciosi del Cauriol e il Cardinal. Trattasi di due monti raggiungibili dalla Val di Fiemme salendo in automobile da Ziano di Fiemme fino a Malga Sadole (m. 1600).
Gli scontri in questa zona iniziarono nell'estate del 1916 dopo il fallimento della Fruehlingexpedition conosciuta anche come Strafexpedition, al termine della quale l'esercito austro - ungarico dovette smobilitare dal fronte meridionale un ingente quantità di mezzi e truppe per contrastare l'offensiva russa sul fronte orientale. Fino a quel momento in quella zona, difesa da truppe austro - ungariche, c'erano stati solo sporadici bombardamenti. Gli Italiani, approfittando delle difficoltà dell'esercito imperiale sul fronte russo, scatenarono una grande offensiva contro le esigue forze austro - ungariche rimaste a presidiare i perni difensivi della catena del Lagorai. Il Monte Cauriol (m. 2494) fu conquistato dagli Italiani nell'agosto del 1916. Gli austriaci peraltro mantennero il controllo del vicino Cauriol Piccolo,
Dopo aver consolidato le posizioni sul Monte Cauriol gli italiani, nel settembre 1916, tentarono di conquistare anche la vicina cima del Cardinal.
Dopo aspri combattimenti con centinaia di caduti, da entrambi le parti, gli italiani conquistarono quota 2318 metri dove a tutt'oggi sono ancora ben visibili, ma difficilmente raggiungibili a causa di tratti esposti e pericolosi, resti di apprestamenti e trincee costruiti prima dagli austro - ungarici e poi consolidati dagli italiani. La cima del Cardinal (m. 2481) rimase sempre saldamente in mano agli imperiali nonostante i vari tentativi di conquista da parte italiana. Gli italiani, attestati a quota 2318 metri, iniziarono lo scavo di una galleria per mina che sviluppandosi sotto la cima del Cardinal avrebbe dovuto far saltare in aria il presidio austriaco.
Per contrastare questa azione gli austro-ungarici, nel corso dell'estate del 1917, iniziarono a scavare una galleria di contromina.
La disfatta subita dall'esercito Italiano ad ottobre del 1917 a Caporetto e il successivo ripiegamento degli italiani fino al Piave allontanarono dal Cardinal e dal Lagorai lo spettro della guerra.
L'esercito italiano vide di nuovo la Val di Fiemme solo il 10 novembre 1918 a guerra finita.
La guerra in alta quota non fu solo una lotta tra eserciti ma fu anche una battaglia tra uomo e natura. L'inverno del 1916/17 fu particolarmente gelido e nevoso. Innumerevoli furono i soldati morti assiderati o sepolti dalle valanghe.
Oggi noi, durante le escursioni, ammiriamo il paesaggio alpino e la bellezza intatta della catena del Lagorai ma un pensiero deve essere rivolto a quanti, su entrambi i fronti, hanno combattuto durante quei tragici anni. I resti di quei combattimenti sono ancora ben visibili solcando le creste montagnose.

domenica 29 novembre 2009

L'equipaggio


La vita su un'imbarcazione rappresenta una metafora realistica della vita all'interno di un'organizzazione. E' fondamentale definire dei ruoli affinché l'operatività di tutti sia coordinata perfettamente. Comunicazione e organizzazione sono le parole chiave per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

E' necessario abbandonare l'interpretazione del funzionamento ad orologio delle singole organizzazioni ed adoperarsi affinché quest'ultime operino come sistemi viventi che interagiscono con il mutevole ambiente esterno e si adattino nel tempo a sopravvivere, apprendendo così in continuazione. L'apprendimento continuo rende l'organizzazione vitale e la vitalità viene misurata da fattori tra i quali si evidenzia la motivazione e il senso di appartenenza ed identità dell'equipaggio.

L'energia è un elemento fondamentale per la vitalità e il valore di qualsiasi struttura organizzativa ma deve essere indirizzata verso lo sviluppo continuo dell'equipaggio attraverso il miglioramento della qualità del lavoro, delle relazioni interne, di valori condivisi, di nuove opportunità di sviluppo professionale e di interventi formativi che puntino sul saper essere. L'equipaggio diventa generatore di valore dell'impresa e può condurla in “oceani di successo”.

Si richiama l'attenzione alla fiaba di Esopo sulla gallina dalle uova d'oro dove un giorno un contadino rimase sbalordito vedendo che una delle sue galline aveva deposto un uovo d'oro. Lo stupore e la contentezza aumentarono il giorno successivo quando l'esperienza si ripete Il contadino in breve tempo si arricchì. Non contento di ciò che produceva il prezioso animale cominciò a rimuginare su come riuscire ad avere una quantità di oro ancora più grande. Il contadino decise di uccidere la gallina per estrarre da essa tutta la ricchezza che conteneva nel più breve tempo possibile ma una volta uccisa e sventrata non trovò traccia del prezioso metallo. L'equipaggio ha degli aspetti in comune con la gallina della fiaba di Esopo: se opportunamente valorizzato è in grado di produrre veramente “uova d'oro”.

La valorizzazione passa anche applicando, all'interno delle organizzazioni, il sistema Toyota che prevede, tra l'altro, un forte coinvolgimento e responsabilizzazione del personale, il kaizen miglioramento continuo cercando l'innovazione e il kyosei vivere e lavorare insieme per il bene comune.

E' la persona, ovvero il membro dell'equipaggio, che detiene realmente il patrimonio aziendale, la conoscenza. Si possono definire le persone, all'interno del capitale umano, come investitori di risorse e non semplici risorse. Sono le persone a possedere e a decidere di investire le proprie competenze, l'impegno e il tempo. In un ambiente fluido e discontinuo l'equipaggio può trovare sicurezza e certezza dentro di sé facendo leva sul proprio patrimonio di competenze che consente di affrontare situazioni difficili, incerte e competitive.

L'equipaggio nel racconto di Zzzoot, brillante ed acuta parodia dell'azienda di oggi con personaggi di fantasia ma decisamente reali, si trova a navigare in un'azienda che continua a perpetuare comportamenti insostenibili anche dopo la “grande riforma delle imprese” avvenuta a seguito di un fulmine di luce e saggezza che ha inondato il mondo. Vengono evidenziate soprattutto le resistenze al cambiamento in un contesto che lo richiede con urgenza, rappresentando un chiaro esempio di immobilismo e mimetismo.

In tale contesto l'equipaggio non osa, scarica la responsabilità sugli altri, non è ancorato ad una visione e l'imbarcazione ... naviga a vista senza meta definita.

domenica 5 aprile 2009

Economia Ombra


Misha Glenny, testimone e reporter. nel suo ultimo lavoro pubblicato e tradotto in decine di lingue Mc Mafia (pubblicato in Italia da Mondadori) sottolinea il fatto che la globalizzazione e la fine del comunismo nell'Europa dell'Est hanno portato un'espansione di quella che lui chiama "economia ombra". L'economia ombra si è rafforzata enormemente grazie alla coincidenza di due fattori: la caduta del muro di Berlino e la globalizzazione. Quest'economia non è solo crimine organizzato; è anche frode, evasione fiscale e corruzione. Tutte queste attività, fondate sull'illegalità, hanno delle caratteristiche in comune. Usano gli stessi meccanismi per mettere in circolazione i guadagni e hanno registrato uno sviluppo impressionante dalla fine degli anni ottanta, grazie al mercato della cocaina. La criminalità organizzata è un'industria opportunistica ed è in grado di reagire ai cambiamenti del mercato più in fretta delle industrie legali. Dal libro non emerge che il crimine organizzato sia gestito da una SPECTRE globale. Ad alimentare questo sistema sono spesso le scelte politiche sbagliate dei Paesi Occidentali: per esempio le sanzioni economiche decise dall'ONU durante le guerre jugoslave, che hanno creato un enorme mercato nero nella regione o la deregulation finanziaria degli anni novanta.
Una zona altamente critica rimane l'Afghanistan. Nel 2003 i taliban erano sconfitti. E' allora che l'Occidente ha deciso, con scarsa lungimiranza, di invadere l'Iraq, togliendo risorse a un Paese che poteva conoscere il suo primo tentativo di sviluppo in centocinquant'anni di storia. I taliban hanno capito che era il loro momento; hanno imposto una tassa del 10% su tutto il mercato dell'oppio. In questo modo oggi guadagnano più di cento milioni di dollari all'anno. con questi soldi comprano armi e finanziano la lotta contro le forze della NATO. Inoltre l'attuale governo è devastato dalla corruzione, alimentata dal denaro del traffico dell'oppio. Un fallimento della politica occidentale di vaste proporzioni, in un'area strategicamente cruciale.
L'Unione Europea, in prospettiva, è uno strumento utile per scardinare le mafie. Attualmente il problema principale dell'Unione Europea è la sua incapacità ad impedire l'ingresso di capitali di origine criminale. L'Europa non riesce a fare a meno di queste risorse. Dopo l'allargamento ad est dell'Unione Europea l'attività criminale in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria è cambiata. E' meno centrata sulla produzione e distribuzione e punta più sul consumo ed è leggermente diminuita. Tra i Paesi dell'Est Europa aderenti all'Unione Europea la Bulgaria è un caso a parte. Non è un Paese più corrotto o violento rispetto ad esempio alla Romania, ma ha un problema di immagine, perché nelle strade di Sofia ci sono regolamenti di conti in pieno giorno. Il governo è debole e lo stato di diritto non è ancora solido. Ma, secondo Misha Glenny, se il Paese fosse rimasto fuori dall'Unione Europea, oggi sarebbe in acque ancora peggiori senza via d'uscita. L'anno scorso l'Unione Europea ha bloccando quasi un miliardo di euro destinati al governo di Sofia, provvedimento che mira a limitare la corruzione, ma intanto i bulgari sono in grosse difficoltà dopo che hanno tirato la cinghia per entrare in Europa. A parere di Misha Glenny è facile essere severi con Sofia, ma si dovrebbe fare la stessa cosa con l'Italia: non si può far finta di nulla di fronte ad una situazione che anche con governi diversi non accenna a migliorare.
Ci sono poi anche le vittime di questo sistema criminale come la giovane Lyudmila Balbinova nata nella Repubblica moldava di Transnistria. Lyudmila abbandona il suo Paese per fare la cameriera in Israele, ma finisce nel giro della prostituzione. Come le vittime dei lager staliniani, diventa schiava, prigioniera di un sistema in cui l'oppressione si fonda sul lavoro sessuale. Dopo un viaggio in treno verso Odessa, viene portata a Mosca e presa in consegna dalla criminalità organizzata. Finisce poi al Cairo e venduta ad un gruppo di beduini che, eludendo i controlli delle guardie di frontiera israeliane, nel deserto del Neghev la vendono a dei gestori di un bordello di Tel Aviv. il percorso è un continuo incubo per Lyudmila, assetata e affamata, è costretta a subire rapporti sessuali per avere acqua e cibo. Grazie alla sua tenacia riesce a fuggire da Tel Aviv ed ora vive in una casa rifugio in Moldova. Le vittime della repressione staliniana tornavano a caso con la tubercolosi e lo scorbuto. Lyudmila è sieropositiva. Da questa storia, simile a molte altre, emerge come la merce umana passi per le mani di una lunga lista di sfruttatori, di varie nazionalità, che però non fanno capo a nessuna organizzazione centrale.
La lezione che si può trarre è che il crimine organizzato sfrutta le opportunità offerte dalla globalizzazione, ma dipende dalla domanda e dai fattori locali. Governi, associazioni e cittadini possono incidere su questi fenomeni.

"Dimenticate i confini, così come li conoscete, dimenticate il planisfero politico e i report ufficiali sul commercio e l'economia mondiali perché ad essi vanno sovrapposti quelli ombra"


Fonte: Internazionale del 20/26 marzo 2009

domenica 29 marzo 2009

Mix Energetico



Qual è il futuro assetto più auspicabile per il parco di produzione di energia elettrica italiano? Un confronto internazionale consente un riscontro delle anomalie che affliggono il settore elettrico italiano. Una visione dei contributi percentuali delle diverse fonti energetiche alla produzione elettrica lorda di cinque Paesi dell'Unione Europea, tra cui l'Italia, che hanno una produzione maggiore dell'1% della produzione elettrica mondiale può dare delle indicazioni di come il settore elettrico nazionale dovesse allinearsi con i valori medi di altre nazioni maggiori produttrici di elettricità.
L'Italia dovrebbe diminuire drasticamente la sua quota di produzione di energia elettrica da gas naturale, aumentare la sua quota di carbone, produrre energia nucleare. Non è detto che queste ricette drastiche siano sensate. Purtroppo i risultati di scelte energetiche del passato sono assai poco lusinghieri. Siamo il maggior importatore di energia elettrica al mondo e abbiamo un costo dell'elettricità superiore alla media europea. Infatti la dipendenza energetica è all'85% e si conferma come la più alta fra i Paesi industrializzati e la strutturale debolezza del sistema di approvvigionamento e di stoccaggio del gas rimane invariata. Il gas continua ad arrivare quasi per il 100% del fabbisogno via tubo, unica eccezione europea in un panorama in cui il resto dei Paesi è dotato di impianti di rigassificazione per circa il 50% del loro consumo. I principali Paesi che forniscono gas naturale all Europa sono Russia e Algeria; l'insostituibilità delle forniture russe e algerine conferisce a questi Paesi un potere oggi difficilmente contrastabile. Usiamo, nell'80% della produzione elettrica nazionale, i combustibili fossili, in Germania siamo poco sopra il 60%.
Se si vogliono ridurre il deficit competitivo dei costi di produzione e la criticità di approvvigionamenti del sistema elettrico nazionale, l'opzione più ragionevole,a breve termine, è il ricorso al clean coal technologies ossia processi produttivi basati sul consumo di carbone, ma rispettosi dell'ambiente. L'obiettivo a medio lungo termine è di abbattere drasticamente le emissioni di CO2 del settore elettrico, obiettivo che richiede una massiccia introduzione di centrali a bassissime emissioni compreso anche il potenziamento di provvedimenti, già in atto, a favore delle fonti rinnovabili con migliori prospettive di economicità nel medio termine (eolico, biomassa, solare termodinamico).

Fonte: Rivista AEIT Gennaio/Febbraio 2009

mercoledì 25 marzo 2009

Il silenzio della stampa cubana


Il 14 marzo di ogni anno è la giornata della stampa cubana. Quest'anno (2009) il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha allentato le restrizioni che impedivano ai cubano americani di tornare sull'isola. Precedentemente a questa decisione gli emigrati non potevano fare visita ai loro familiari a Cuba più di una volta ogni tre anni. Anche le rimesse inviate ai parenti nell'isola rispettavano limiti stringenti. Se si considera la fragilità dell'economia cubana, i soldi provenienti dagli Stati Uniti sono indispensabili per la sopravvivenza del sistema Paese. In un Paese che conta due milioni cittadini dall'altra parte dello stretto della Florida, questa notizia avrebbe dovuto occupare le prime pagine di tutti i giornali. Invece la stampa cubana non ha parlato dell'importante decisione di Obama: anche le autorità locali hanno risposto con il silenzio. Nella strada nessuno parla d'altro e i genitori si preparano ad accogliere i figli che vivono a nord, i media ufficiali non hanno dedicato all'argomento nemmeno una riga. I telegiornali hanno trasmesso lunghi servizi del mestiere e sulla fedeltà dei giornalisti alla rivoluzione, la stampa si è occupata della raccolta delle patate, della rivoluzione boliviana e .. dei festeggiamenti della stampa cubana.


Fonte: Internazionale del 20/26 marzo 2009 n. 787

Per approfondimenti su aspetti di vita cubana visita il blog di Yoani Sanchez

venerdì 20 marzo 2009

Fusione nucleare




Il fabbisogno energetico di un milione di persone del mondo avanzato è stimabile in una quantità di energia equivalente a quella di 9.000 tonnellate di carbone al giorno. Tutte le fonti energetiche, sia quelle tradizionali che quelle "alternative" devono far parte di un piano di razionalizzazione sia della produzione sia del consumo.
In alternativa allo sfruttamento dei combustibili fossili, sono disponibili diverse sorgenti di energia, definite rinnovabili ed ecocompatibili, quali ad esempio l'energia eolica, geotermica e solare. Questi fonti di energia sono legate, oltre a disponibilità intermittenti, alla bassa densità di energia ricavabile, che implica l'uso di aree di produzione molto estese. Una centrale che produca 1 GW di potenza elettrica sfruttando il fotovoltaico solare alle nostre latitudini, con la tecnologia attuale, richiederebbe un'area di circa 20 chilometri quadrati ricoperta di pannelli solari a film sottile di silicio amorfo. Allo stato dell'arte, le fonti rinnovabili si possono dimostrare molto utili nel quadro di una diversificazione delle fonti energetiche e in un contesto in cui si punti anche a risparmi sui consumi di energia, ma da sole non riescono a soddisfare la domanda crescente di energia, spinta anche dal crescente incremento della popolazione mondiale. Si deve quindi puntare su processi produttivi di energia ad alta densità e a limitato impatto ambientale.
Se escludiamo i combustibili fossili, processi di produzione di energia ad alta intensità sono i meccanismi di disintegrazione (fissione) e di sintesi (fusione) dei nuclei di alcuni elementi.
Ogni nucleo di elemento esistente in natura ha energia di massa propria, diversa da quella di un altro elemento. La rottura per "fissione", di elementi pesanti in elementi leggeri, o la sintesi, per fusione, di nuclei leggeri in nuclei pesanti, libera una quantità netta di energia uguale alla differenza di massa tra i nuclei originari e quelli risultanti, moltiplicata per la velocità della luce elevata al quadrato. Il processo di fissione avviene con minima energia di innesto e, nei reattori, libera energia in modo controllato. I prodotti della rottura di un atomo pesante (uranio o plutonio) in atomi di peso più leggeri sono nuclei radioattivi e rimangono tali per lunghissimo tempo detto tempo di decadimento. Rappresentano quindi scorie impossibili da smaltire e difficili da immagazzinare.
La fusione dei nuclei leggeri invece richiede una quantità considerevole di energia di attivazione per avvicinare i due nuclei, che sono entrambi caricati positivamente e subiscono una repulsione elettrostatica. Le alte temperature richieste dalla fusione pongono un problema concreto: nessun materiale può resistere a centinaia di milioni di gradi. Negli ultimi anni si è cercato di risolvere il problema creando dei campi magnetici che evitino il contatto del plasma (nuclei leggeri separati dagli elettroni) con le pareti del reattore.
Anche nella fusione nucleare è necessario gestire lo smaltimento dell'elio (gas nobile incolore e inodore con simbolo He) e dalle scorie costituite dal trizio (isotopo dell'idrogeno con un nucleo formato da un protone e da due neutroni con simbolo T) ma sia l'intensità che la quantità di scorie radioattive è di molto inferiore rispetto a quelle risultanti da un processo di fissione nucleare.
La radiazione beta a bassa energia dal decadimento del trizio non può penetrare la pelle umana e quindi il trizio è dannoso solo se ingerito o inalato. Dopo 12,5 anni la radioattività del trizio si dimezza e dopo 100 anni diminuisce di 250 volte. Potenziali pericoli di contaminazione per gli operatori e per gli abitanti, durante il normale funzionamento, potrebbero essere costituiti da perdite accidentali di trizio e di polveri. Durante la vita di un reattore si utilizzano circa 16 Kg di trizio e non ne sono presenti mai più di 3 Kg alla volta. In caso di incidente ne può essere perso circa 500 g ma con sistemi di sicurezza a barriere di confinamento multiple per la radioattività , la perdita sarebbe inferiore.
Il trizio insieme al deuterio (altro isotopo stabile dell'idrogeno con simbolo D) viene utilizzato per la fusione nucleare con un risultato di ottenere un atomo più pesante (elio) e un'elevata quantità di energia. La fusione nucleare non è un processo a catena, come la fissione, e il combustibile va fornito continuamente per sostenere la reazione. Il combustibile dei reattori a fusione è dato dal deuterio e dal litio (elemento chimico del gruppo metalli alcalini non presente allo stato naturale ma sotto forma di composti) entrambi presenti nell'acqua marina e nelle rocce e geograficamente distribuiti in modo uniforme sul pianeta. 200 Kg di litio e 100 Kg di deuterio possono produrre 1000 MW di potenza elettrica.
La ricerca sulla fusione nucleare ha l'obiettivo di rendere disponibile una sorgente di energia rispettosa dell'ambiente, sicura ed economicamente competitiva, con la prospettiva che con 100 Kg di un combustibile praticamente inesauribile e largamente disponibile, possa produrre tanta energia quanto un milione di tonnellate di petrolio. Molti Paesi sono impegnati in questa ricerca, in una collaborazione scientifica che ha portato all'avvio della costruzione di ITER, un reattore a fusione sperimentale in grado di produrre 500 MW di potenza di fusione nucleare.
La sfida che la fusione nucleare dovrà vincere è che l'energia prodotta superi quella necessaria per produrla. Una misura delle prestazioni di un reattore è il fattore di guadagno Q, definito come rapporto tra la potenza di fusione prodotta e la potenza immessa nel plasma. Attualmente si prevede di realizzare reattori che operino in modo affidabile in un regime di guadagno Q tra 30 e 40.
La fusione nucleare è tra le promesse più affascinanti, tra le tecnologie con potenziale veramente altissimo, come sorgente di energia rispettosa dell'ambiente, sicura e sufficientemente economica anche se di tecnologia altissima e delicata. Da sottolineare infine che l'elettricità prodotta da una centrale a fusione può essere vantaggiosamente accoppiata ad un impianto di produzione di idrogeno, che è un vettore d'energia ecologico attualmente con costi di produzione elevati.

"Tutto il cosmo si alimenta di fusione, senza di essa non esisterebbe la vita. l'energia solare è il prodotto della fusione che avviene a 149 milioni e mezzo di chilometri dalla terra"

Fonte dati: Rivista AEIT dicembre 2008

lunedì 16 marzo 2009

La sfida del Green IT


Il Green IT è una disciplina emergente che studia l'impatto ambientale dei sistemi IT, che secondo recenti statistiche, elaborate dagli analisti di Gartner (Advisor con migliaia di clienti in tutto il mondo), sono responsabili a livello mondiale del 2% delle emissioni di anidride carbonica. Secondo una ricerca del Gesi (Global eSustainability Initiative) le emissioni di CO2 provenienti dall'Information Technology sono pari a quelle del settore aeronautico. Nel 2007 il mondo elettronico (pc, server, periferiche, reti di telecomunicazione ecc.) ha prodotto 830.000 tonnellate di Co2. Cifra che dovrebbe salire a 1,4 miliardi di tonnellate nel 2020.
Il consumo energetico dei sistemi IT ha inoltre un fortissimo impatto sui costi di gestione.
Da un articolo tratto dalla Rivista Mondo Digitale, n. 4. Dicembre 2008 emergono i seguenti dati:
  • ogni PC genera una tonnellata equivalente di CO2 al'anno. La tonnellata equivalente di CO2 è l'unità di misura che permette di pesare insieme le emissioni dei vari gas serra aventi differenti effetti sul clima. Ad esempio il metano ha un potenziale serra 21 volte rispetto alla CO2, e per questo una tonnellata di metano viene contabilizzata 21 tonnellate equivalenti di CO2;
  • Un server consuma energia per la cui produzione viene emessa la stessa quantità di CO2, prodotta da un SUV che percorre 25 Km;
  • Un moderno server blade consuma circa 1 kW, tanto quanto il figorifero di casa. Conseguentemente, un rack di server blade formato da 5 scaffali con 8 unità ciascuno, consuma 40 kW, l'equivalente di una palazzina;
  • Un data center di medie dimensioni consuma circa 250 kW, come un quartiere. mentre i grandi data center che servono, a titolo di esempio, grosse banche o Internet Service Provider, possono arrivare a consumare 10 MW, l'equivalente di una cittadina.
Il termine Green IT può essere riferito a tre aree tematiche specifiche
  • l'efficienza energetica del'IT;
  • la gestione eco-compatibile del ciclo di vita dell'IT;
  • l'utilizzo dell'IT come strumento per una governance green.
Ci sono tre buoni motivi per cui il Green IT è molto importante.
  • l'IT ha un impatto ambientale significativo;
  • il consumo energetico dell'IT costa;
  • il fabbisogno energetico è un limite alla scalabilità dell'IT.
Il costo dell'energia consumata dai sistemi IT copre una parte significativa del Total Cost of Ownership (TCO) in italiano Costo totale di proprietà o Costo totale di possesso.
Il TCO rappresenta un approccio sviluppato da Gartner nel 1987 per calcolare tutti i costi del ciclo di vita di un'apparecchiatura informatica IT, per acquisto, gestione e dismissione per obsolescenza tecnologica.
Se il costo dell'hardware negli ultimi anni è cresciuto molto debolmente, il costo per alimentare e raffredare i sistemi è quadruplicato. Oggi il costo di energia e raffredamento rappresenta circa lil 60% della spesa in nuove infrastrutture con un impatto significativo sul TCO. Tale impatto, si pò presumere, è destinato a crescere ulteriormente come conseguenza dell'aumento del costo unitario dell'energia.
La maggior parte delle organizzazioni non conosce la bolletta energetica delle proprie attività. E' difficile quindi ottimizzare ciò che non si conosce, ed poco probabile che un responsabile IT sia incentivato ad investire risorse per diminuire i consumi energetici dei "suoi" apparati quando i relativi costi non afferiscono al suo budget. Un corretto approccio al Green IT nn può prescindere da una visione strategica all'interno della organizzazione, con i cambiamenti culturali e organizzativi che ne conseguono.
L'inquinamento di cui l'industria IT è responsabile non dovuto solo al consumo di energia. ma anche dalle sostanze tossiche disperse nell'ambiente. Secondo delle statistiche, pubblicate da Gartner nel 2007, il 70% dell'inquinamento del suolo da piombo,cadmio e mercurio deriva direttamente o indirettamente dall'IT.
I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), chiamato anche Waste Electric and Electronic Equipment (WEEE) sono tutti rifiuti di tipo particolare derivanti da qualunque apparecchiatura elettrica od elettronica che viene dismessa, in quanto guasta od obsoleta. Tali rifiuti, che contengono sostanze tossiche e non biodegradabili, costituiscono un rischio sempre maggiore per l'ambiente che ci circonda. La ricerca Green IT in questo campo si occupa di ridurre le sostanze inquinanti presenti nella componentistica a partire dal processo produttivo ottimizzando anche l'imballaggio e dovrebbe approfondire le diverse tecnologie di recupero dei componenti dismessi.
La recente direttiva WEEE dell'Unione Europea (2002/95/CE), recepita n Italia dal Decreto RAEE (D.lgs. 151/2005) stabilisce precise norme per la raccolta differenziata e il recupero di tali rifiuti. Si tratta di un passo importante ma purtroppo ancora oggi troppi rifiuti IT vanno a "morire" in un vasto, non controllato e disorganizzato "sistema per lo smontaggio di apparecchiature elettroniche" in Paesi dell'Africa e dell'Asia con gravi problemi per la salute delle persone che operano in questo infernale sistema e per l'ambiente. Per avere un'idea delle estreme condizioni insalubri in cui i riciclatori, di quei Paesi, sono costretti a sopportare giornalmente e nell'ombra vi invito a prendere visione del servizio fotografico (giugno 2008) di Robert Knoth dal titolo Scraplife - e waste in Pakistan (vite da scarto - rifiuti tecnologici in Pakistan).
Le considerazioni sopra esposte dovrebbero dimostrare come il Green IT implica un problema dal quale non si possa prescindere. L'impatto ambientale dei sistemi IT ha una valenza morale, in quanto riguarda il pianeta Terra. ll Green IT offre peraltro interessanti opportunità di risparmio mettendo in atto, fin da subito, accorgimenti il cui impatto potenziale è molto alto.

sabato 28 febbraio 2009

Sturare senza inquinare?



Un idraulico professionista usa strumenti speciali e getti d'acqua ad alta pressione per ripulire le tubature. Noi, invece, quando proviamo a risolvere il problema da soli, ci limitiamo a versare un liquido sturalavandini. Questo liquido sturalavandini non è altro che soda caustica (idrossido di sodio) o acido solforico – due sostanze chimiche altamente corrosive – che si riversa nei nostri fiumi. L'idrossido di sodio, una sostanza fortemente alcalina, reagisce con i grumi di grasso formando una schiuma che aiuta a liberare l'ostruzione. Alcuni enti per la tutela dell'ambiente non classificano la soda caustica come un agente inquinante, perché si decompone a contatto con l'acqua e i grassi. Tuttavia l'Ufficio europeo per le sostanze chimiche ha classificato come "cronica"l'ecotossicità di questa sostanza per gli organismi acquatici. Sui pesci d'acqua dolce provoca ustioni superficiali delle branchie e l'abbondante formazione di muco. Inoltre i pesci muoiono per soffocamento a causa della lenta distruzione degli organi respiratori. Se volete liberare una tubatura intasata potete usare sistemi meno dannosi per l'ambiente. In gran parte dei negozi di ferramenta potete trovare degli attrezzi per uso domestico, da azionare a mano o con un trapano. In alternativa, potete provare con gli sturalavandini biologici che hanno gli enzimi naturali. Oppure potete prendere del bicarbonato di sodio, scioglierlo nell'aceto, e versarlo nel condotto di scarico intasato e infine far scorrere dell'acqua bollente. Funziona, ma la scelta migliore resta la prevenzione. Per tenere pulite le tubature, ogni settimana versate nel lavandino un cucchiaio di bicarbonato di sodio e una tazza di aceto. Oppure versate regolarmente dell'acqua bollente. .

Fonte: Internazionale 680, 15 febbraio 2007

sabato 21 febbraio 2009

Solo in Italia


Testo tratto dalla Rivista Internazionale n. 783 del 20 / 26 febbraio 2009 pagina 22 (Fonte: The Times)

In Italia i processi sono così lunghi che sembra impossibile arrivare al momento in cui il condannato dovrà scontare la pena. La sentenza di primo grado è considerata provvisoria...

I processi si svolgono ad intermittenza ...

Il risultato è che i processi li fanno i mezzi di informazione, a cui gli avvocati passano le carte processuali sperando di rendere più convincenti le loro argomentazioni. Nel frattempo i detenuti in attesa di giudizio, in Italia la custodia cautelare può durare fino a due anni, restano in cella a leggersi i resoconti dei reati di cui sono accusati: documenti che in Gran Bretagna sarebbero considerati un'interferenza con il processo.

Nella sentenza Mills del 17 febbraio 2009 c'è stata anche la decisione di accordare un indennizzo alla Presidenza del Consiglio perché l'avvocato britannico "ha deviato il corso della giustizia".

"Certe cose succedono solo in Italia" ha detto un giornalista in aula.

Se lo desiderate, scrivete pure dei commenti su come cerchereste di risolvere i problemi che attanagliano, non da ora, la giustizia in Italia considerando alla luce anche dell'indagine svolta dalla Banca Mondiale.

La classifica internazionale sull'efficienza della giustizia nel rapporto Doing Business che la Banca Mondiale redige per fornire indicazioni alle imprese sui Paesi in cui è più vantaggioso investire rileva che l'Italia è al 156° posto su 181 Paesi del Mondo. Addirittura viene dopo Angola, Gabon e Guinea.

In Italia ci sono 9 milioni di processi pendenti di ai cui oltre 5 milioni di procedimenti civili e oltre 3 milioni. di procedimenti penali. Il dramma è che il sistema non riesce a smaltire l'arretrato.

L'Italia sta sempre più diventando una calamita per delinquenti stranieri. Questi ultimi vengono a delinquere in Italia approfittando della lentezza ed inefficienza della giustizia italiana.

Incendi australiani e recessione




Sul numero della rivista Internazionale del 20 / 26 febbraio 2009 n. 783 Loretta Napoleoni (economista) in un articolo intitolato Il falò del capitalismo richiama l'attenzione al fatto che forse gli incendi australiani possono aiutarci a trovare il modo di arginare la recessione. Vede la crisi attuale come un incendio della globalizzazione.

I banchieri sono paragonati a dei bambini che giocano con i fiammiferi. Lontano dagli sguardi dei genitori hanno bruciato la nostra ricchezza per fare un gioco stupido e pericoloso spinti dall'avidità. Come per i responsabili degli incendi dolosi dovrebbero essere assicurati alla giustizia, i leader politici dovrebbero pretendere che anche i banchieri che hanno distrutto la ricchezza di gente comune paghino per questo crimine.

E' stato il debito e non una crescita reale ad alimentare gli anni del boom. L'incendio ha distrutto il tessuto della società, quello che mantiene i suoi membri legati gli uni agli altri. Ci vorranno anni per ricostruire un nuovo tessuto.

I pacchetti di salvataggio, varati dai vari governi, non hanno funzionato e non funzioneranno, in quanto i governanti li concepiscono come soluzioni rapide. I politici sembrano dei drogati dell'economia, vogliono subito tornare a "sballarsi".

Non bisogna:

  • riprodurre l'assurda illusione della ricchezza basata sul debito;
  • avere una visione irrealistica dell'economia. di sognare il boom perpetuo (cosa che il mercato sa già).
Compito dei politici è contenere l'incendio, proteggere la popolazione evacuando le zone pericolose ed evitare di sprecare soldi per comprare o eliminare i crediti a rischio accumulati da banchieri imprudenti.

Loretta Napoleoni conclude l'articolo dicendo Adam Smith avrebbe applaudito al falò del capitalismo moderno. Il fuoco oltre ai titoli tossici dovrebbe bruciare anche le istituzioni e gli individui che hanno contaminato l'economia. Un piano alternativo per uscire dalla crisi non è stato neanche discusso per il fatto che quelli che dovrebbero spegnere l'incendio non sono pompieri professionisti. ma gli stessi bambini che fino a poco tempo fa giocavano con i fiammiferi.


Come agireste per contenere l'incendio e proteggere la popolazione evitando gli errori del 1929 che trasformarono una recessione nella grande depressione?

Una citazione di Richard Bitner il primo 'pentito' del settore dei mutui.

Ne abbiamo fatte di tutti i colori ma nel settore della finanza c'era più ignoranza che perfidia. E, comunque, eravamo come spacciatori in un mondo dominato dai drug lord. I nostri signori della droga, quelli che dettavano le nuove regole, stavano a Wall Street, nelle grandi banche d'affari. I titoli ad alto rischio per finanziare l'acquisto degli immobili li hanno inventati loro. Noi eravamo solo dei venditori al dettaglio

Fonte immagine:

Cartoon di Kap pubblicato da Vanguardia ( Barcellona)

martedì 17 febbraio 2009

Polveriera polverizzata




Sul quotidiano L'Adige di ieri 16 febbraio 2009 un articolo a pagina 14 evidenziava l'abbattimento di un insediamento bellico a rilevanza storica. In particolare l'edificio abbattuto era una vecchia polveriera dell'esercito austro-ungarico costruita nel 1906 nella zona di Ischia Podetti nei pressi della città di Trento. L'opera era stata costruita nell'ambito del grande progetto degli alti comandi austro ungarici Festung Trient (Fortezza di Trento). Un insieme coordinato di opere militari a difesa della città di Trento da possibili attacchi sferrati in profondità del Regio esercito italiano durante la prima guerra mondiale. La Festung Trient venne sciolta, senza aver mai sparato un colpo, nel 1916 quando le sorti della guerra spostarono gli aspri combattimenti lontano dalla città di Trento. Sull'abbattimento della polveriera storica interviene lo storico Volker Jeschkeit, massimo esperto della Festung Trient, il quale esprime con grande rammarico:
Hanno resistito per oltre cento anni a due guerre mondiali e al'incuria, ma la polveriera austro ungarica di Ischia Podetti ha dovuto capitolare di fronte alle ruspe del Comune...
Era l'ultima polveriera esistente della Fortezza di Trento dopo che negli anni ottanta era stata distrutta quella di Pra Marquard in Maranza ...
Ci sono addirittura due leggi una nazionale e una provinciale che proteggono i manufatti bellici. Ma persino l'Amministrazione comunale sembra ignorarlo o forse se ne frega deliberatamente ...
Per l'Amministrazione comunale si trattava di un:
"intervento di somma urgenza per mettere in sicurezza il versante a monte della strada comunale di accesso alla discarica provincie"
Sul quotidiano l'Adige di oggi 17 febbraio 2009 la replica del Comune di Trento allo storico Volker Jeschkeit.
Una nota dell'Amministrazione comunale così recita:
La struttura si trovava sotto una delle pareti più verticali che sovrastano la strada della Vela. Nel dicembre 2006 una frana ha investito l'edificio.... Il complesso al tempo del crollo era occupato da un gruppo di disperati che vi avevano trovato rifugio ...La zona era in stato in totale degrado infestata da ratti e numerosi cani randagi. Già nel 2006 emerse chiaramente che l'edificio e la strada non erano più difendibili da ulteriori possibili crolli: Per questo si è deciso di realizzare una nuova strada, in modo da consentire il transito dei camion diretti alla discarica.
Si potevano trovare soluzioni che garantissero sia la sicurezza che la conservazione del patrimonio storico?
Si poteva garantire la sicurezza del tracciato stradale esposto alla caduta massi, ma anche la sopravvivenza della vecchia polveriera?
Attendo i Vostri commenti. Per informazioni sulla
Festung Trient e le sue opere difensive cliccate qui