
Misha Glenny, testimone e reporter. nel suo ultimo lavoro pubblicato e tradotto in decine di lingue Mc Mafia (pubblicato in Italia da Mondadori) sottolinea il fatto che la globalizzazione e la fine del comunismo nell'Europa dell'Est hanno portato un'espansione di quella che lui chiama "economia ombra". L'economia ombra si è rafforzata enormemente grazie alla coincidenza di due fattori: la caduta del muro di Berlino e la globalizzazione. Quest'economia non è solo crimine organizzato; è anche frode, evasione fiscale e corruzione. Tutte queste attività, fondate sull'illegalità, hanno delle caratteristiche in comune. Usano gli stessi meccanismi per mettere in circolazione i guadagni e hanno registrato uno sviluppo impressionante dalla fine degli anni ottanta, grazie al mercato della cocaina. La criminalità organizzata è un'industria opportunistica ed è in grado di reagire ai cambiamenti del mercato più in fretta delle industrie legali. Dal libro non emerge che il crimine organizzato sia gestito da una SPECTRE globale. Ad alimentare questo sistema sono spesso le scelte politiche sbagliate dei Paesi Occidentali: per esempio le sanzioni economiche decise dall'ONU durante le guerre jugoslave, che hanno creato un enorme mercato nero nella regione o la deregulation finanziaria degli anni novanta.
Una zona altamente critica rimane l'Afghanistan. Nel 2003 i taliban erano sconfitti. E' allora che l'Occidente ha deciso, con scarsa lungimiranza, di invadere l'Iraq, togliendo risorse a un Paese che poteva conoscere il suo primo tentativo di sviluppo in centocinquant'anni di storia. I taliban hanno capito che era il loro momento; hanno imposto una tassa del 10% su tutto il mercato dell'oppio. In questo modo oggi guadagnano più di cento milioni di dollari all'anno. con questi soldi comprano armi e finanziano la lotta contro le forze della NATO. Inoltre l'attuale governo è devastato dalla corruzione, alimentata dal denaro del traffico dell'oppio. Un fallimento della politica occidentale di vaste proporzioni, in un'area strategicamente cruciale.
L'Unione Europea, in prospettiva, è uno strumento utile per scardinare le mafie. Attualmente il problema principale dell'Unione Europea è la sua incapacità ad impedire l'ingresso di capitali di origine criminale. L'Europa non riesce a fare a meno di queste risorse. Dopo l'allargamento ad est dell'Unione Europea l'attività criminale in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria è cambiata. E' meno centrata sulla produzione e distribuzione e punta più sul consumo ed è leggermente diminuita. Tra i Paesi dell'Est Europa aderenti all'Unione Europea la Bulgaria è un caso a parte. Non è un Paese più corrotto o violento rispetto ad esempio alla Romania, ma ha un problema di immagine, perché nelle strade di Sofia ci sono regolamenti di conti in pieno giorno. Il governo è debole e lo stato di diritto non è ancora solido. Ma, secondo Misha Glenny, se il Paese fosse rimasto fuori dall'Unione Europea, oggi sarebbe in acque ancora peggiori senza via d'uscita. L'anno scorso l'Unione Europea ha bloccando quasi un miliardo di euro destinati al governo di Sofia, provvedimento che mira a limitare la corruzione, ma intanto i bulgari sono in grosse difficoltà dopo che hanno tirato la cinghia per entrare in Europa. A parere di Misha Glenny è facile essere severi con Sofia, ma si dovrebbe fare la stessa cosa con l'Italia: non si può far finta di nulla di fronte ad una situazione che anche con governi diversi non accenna a migliorare.
Ci sono poi anche le vittime di questo sistema criminale come la giovane Lyudmila Balbinova nata nella Repubblica moldava di Transnistria. Lyudmila abbandona il suo Paese per fare la cameriera in Israele, ma finisce nel giro della prostituzione. Come le vittime dei lager staliniani, diventa schiava, prigioniera di un sistema in cui l'oppressione si fonda sul lavoro sessuale. Dopo un viaggio in treno verso Odessa, viene portata a Mosca e presa in consegna dalla criminalità organizzata. Finisce poi al Cairo e venduta ad un gruppo di beduini che, eludendo i controlli delle guardie di frontiera israeliane, nel deserto del Neghev la vendono a dei gestori di un bordello di Tel Aviv. il percorso è un continuo incubo per Lyudmila, assetata e affamata, è costretta a subire rapporti sessuali per avere acqua e cibo. Grazie alla sua tenacia riesce a fuggire da Tel Aviv ed ora vive in una casa rifugio in Moldova. Le vittime della repressione staliniana tornavano a caso con la tubercolosi e lo scorbuto. Lyudmila è sieropositiva. Da questa storia, simile a molte altre, emerge come la merce umana passi per le mani di una lunga lista di sfruttatori, di varie nazionalità, che però non fanno capo a nessuna organizzazione centrale.
La lezione che si può trarre è che il crimine organizzato sfrutta le opportunità offerte dalla globalizzazione, ma dipende dalla domanda e dai fattori locali. Governi, associazioni e cittadini possono incidere su questi fenomeni.
Fonte: Internazionale del 20/26 marzo 2009
L'Unione Europea, in prospettiva, è uno strumento utile per scardinare le mafie. Attualmente il problema principale dell'Unione Europea è la sua incapacità ad impedire l'ingresso di capitali di origine criminale. L'Europa non riesce a fare a meno di queste risorse. Dopo l'allargamento ad est dell'Unione Europea l'attività criminale in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria è cambiata. E' meno centrata sulla produzione e distribuzione e punta più sul consumo ed è leggermente diminuita. Tra i Paesi dell'Est Europa aderenti all'Unione Europea la Bulgaria è un caso a parte. Non è un Paese più corrotto o violento rispetto ad esempio alla Romania, ma ha un problema di immagine, perché nelle strade di Sofia ci sono regolamenti di conti in pieno giorno. Il governo è debole e lo stato di diritto non è ancora solido. Ma, secondo Misha Glenny, se il Paese fosse rimasto fuori dall'Unione Europea, oggi sarebbe in acque ancora peggiori senza via d'uscita. L'anno scorso l'Unione Europea ha bloccando quasi un miliardo di euro destinati al governo di Sofia, provvedimento che mira a limitare la corruzione, ma intanto i bulgari sono in grosse difficoltà dopo che hanno tirato la cinghia per entrare in Europa. A parere di Misha Glenny è facile essere severi con Sofia, ma si dovrebbe fare la stessa cosa con l'Italia: non si può far finta di nulla di fronte ad una situazione che anche con governi diversi non accenna a migliorare.
Ci sono poi anche le vittime di questo sistema criminale come la giovane Lyudmila Balbinova nata nella Repubblica moldava di Transnistria. Lyudmila abbandona il suo Paese per fare la cameriera in Israele, ma finisce nel giro della prostituzione. Come le vittime dei lager staliniani, diventa schiava, prigioniera di un sistema in cui l'oppressione si fonda sul lavoro sessuale. Dopo un viaggio in treno verso Odessa, viene portata a Mosca e presa in consegna dalla criminalità organizzata. Finisce poi al Cairo e venduta ad un gruppo di beduini che, eludendo i controlli delle guardie di frontiera israeliane, nel deserto del Neghev la vendono a dei gestori di un bordello di Tel Aviv. il percorso è un continuo incubo per Lyudmila, assetata e affamata, è costretta a subire rapporti sessuali per avere acqua e cibo. Grazie alla sua tenacia riesce a fuggire da Tel Aviv ed ora vive in una casa rifugio in Moldova. Le vittime della repressione staliniana tornavano a caso con la tubercolosi e lo scorbuto. Lyudmila è sieropositiva. Da questa storia, simile a molte altre, emerge come la merce umana passi per le mani di una lunga lista di sfruttatori, di varie nazionalità, che però non fanno capo a nessuna organizzazione centrale.
La lezione che si può trarre è che il crimine organizzato sfrutta le opportunità offerte dalla globalizzazione, ma dipende dalla domanda e dai fattori locali. Governi, associazioni e cittadini possono incidere su questi fenomeni.
"Dimenticate i confini, così come li conoscete, dimenticate il planisfero politico e i report ufficiali sul commercio e l'economia mondiali perché ad essi vanno sovrapposti quelli ombra"
Fonte: Internazionale del 20/26 marzo 2009

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